Chadia Rodriguez, la rinascita: "Festeggio la nuova (cattivissima)me. Sanremo? Penso a costruire la carriera"

Ventisette anni giovedì. Ma Chadia Rodríguez li festeggia in concerto già domani al Gate di via Valtellina con una gran voglia di voltare pagina. E da eroina dell’urban qual è lo fa pure con un ep, “Slim Chadia”, che già dal titolo strizza l’occhio al più celebre alter ego di Eminem Slim Shady. "Una delle mie più care amiche mi ha detto che ho concluso un ciclo karmico e io, superstiziosa, le credo" ammette lei, madre marocchina, padre spagnolo, nata ad Almeria, cresciuta a Torino, e ora trapiantata a Milano. "Così, diciamo che guardo a questo compleanno come ad un nuovo inizio".
Che show ha in mente per il Gate?
"L’intenzione è dare vita ad un’esibizione che dica qualcosa su quell’unità della scena femminile tanto desiderata, ma ancora non pienamente raggiunta. Voglio mostrare che si può fare e magari ispirare altre artiste a intraprendere lo stesso percorso".
Lo spettacolo è diviso in tre atti.
"Tre momenti per mettere a fuoco le mie principali sfaccettature; quella un po’ più ‘cattiva’ e aggressiva, quella dolce e sensibile, e quella sensuale".
Avrà ospiti?
"In realtà solo una, Cara (Anna Cacopardo - ndr), per cantare assieme ‘Preferisco te’. Avevo sperato pure nella presenza di Federica Carta, ma purtroppo ha altri impegni".
Cara in quale dei tre atti l’ha collocata?
"In quello della Chadia buona, dolce e sensibile".
L’ep è, di fatto, un concept.
"Direi di sì. Ho capito che il modo in cui riesco ad esprimermi meglio è la musica, quindi, se riesco a farla nella più totale libertà, sì che mi sento alternativa. Oggi come oggi è difficile riuscire a essere sé stessi. Si finisce col mentirsi e col mentire agli altri".
Qual è la menzogna che le dà più fastidio?
"Il fatto che essere veri sia uno sbaglio. Sembra quasi che ci si debba incasellare in un dato standard, mentre io voglio essere amata per quello che sono".
Senza bisogno di maschere.
"Già Pirandello esplorava questa difficoltà dell’essere umano, per non parlare di Kafka o di altri grandi scrittori da cui attingono le mie letture".
Col pensiero ai suoi trascorsi di calciatrice nelle giovanili della Juventus, in questi 27 anni da chi ha ricevuto il più bell’assist?
"Anche se può sembrare un po’ egoistico, penso che il più passaggio più importante me l’abbia fatto proprio Chadia in questi ultimi tre-quattro anni gettandosi alle spalle, grazie anche al sostegno di un nuovo team, la depressione in cui ero scivolata".
Nessun pensiero festivaliero?
"Ora credo sia giusto concentrarmi sulla ricostruzione di me stessa e su quelle che sono le fondamenta della mia carriera. Poi, se riuscirò a trovare il sostegno giusto da parte di un’etichetta discografica giusta, ne riparleremo".
In questo processo il cambio di città l’ha aiutata?
"Sicuramente all’inizio mi ha destabilizzata un attimo, perché l’ho preso come un mezzo fallimento. Poi ho capito di aver fatto bene, perché Milano m’ha dato una consapevolezza differente da quella di prima. Anche se sulla mia personalità sto ancora lavorando, smussandola angolo dopo angolo".
Come si vede tra dieci anni?
"Ogni volta che ho fatto delle supposizioni sul mio futuro è andata nel modo diametralmente opposto. Quindi, per il momento mi limito all’esibizione di domani, mossa dal desiderio di dimostrare a tutti, per prima a me stessa, che ce la posso fare".
Il Giorno




